icona-covid-bianca  COVID

Descrizione base

COVID-19 è il nome della malattia causata da un nuovo coronavirus: “CO” indica corona, “VI” virus, “D” significa Disease (malattia in inglese) e 19 si riferisce al 2019, l’anno della sua comparsa:

“Il virologo Yize Li dell’università dell’Arizona a Temple era a Filadelfia negli ultimi giorni del dicembre 2019, quando notò un pezzo apparso su un sito cinese di Shanghai che riferiva di una nota informativa confidenziale circolata tra il personale sanitario di un ospedale di Wuhan (Cina) che segnalava una epidemia  da un agente patogeno sconosciuto che stava causando casi di polmonite in diversi ospedali della città. La sera del 30/12 Marjorie Pollack, vicedirettrice di ProMed-mail (gestito dalla Society for Infectious Diseases), trovò sul pc un messaggio di un collega di Taiwan che riferiva della stessa nota informativa cinese(1).”

Il nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 è un virus respiratorio che appartiene alla grande famiglia dei coronavirus (CoV); il nome Coronavirus deriva dalla presenza di punte a forma di corona sulla superficie del virus.
I coronavirus possono rendersi responsabili di diverse patologie di gravità variabile: dal semplice raffreddore a sindromi respiratorie più serie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome).

Quali sono le cause di COVID-19?

COVID-19 è dovuta all’infezione da Coronavirus SARS-CoV-2. Il nuovo coronavirus è stato chiamato Coronavirus SARS-CoV-2 dal “Coronavirus study group” dell’International Committee on Taxonomy of Viruses (la commissione deputata a classificare e a denominare i virus) perché ritenuto “fratello” del virus responsabile della SARS (SARS-CoV).

I coronavirus sono comuni in specie animali come i pipistrelli e i cammelli, ma possono evolvere e infettare l’uomo; questa capacità dei virus presenti nel mondo animale di diventare patogeni per l’uomo si chiama “salto di specie” o spillover. A oggi conosciamo sette tipologie di coronavirus umani, i primi furono identificati a metà degli anni Settanta, mentre gli ultimi sono più recenti (SARS-CoV, 2002; MERS-CoV, 2012), fino al nuovo coronavirus SARS-CoV-2 del 2019.

Le goccioline del respiro sono la modalità di trasmissione principale del virus; queste possono passare da una persona all’altra attraverso uno starnuto, un colpo di tosse e contatti diretti personali, ma anche attraverso le mani che se non lavate possono essere contaminate e trasmettere il virus ad altri tramite il semplice contatto (si pensi a una stretta di mano: se il soggetto infetto ha le mani contaminate può trasferire il virus sulle mani dell’altro che può a sua volta infettarsi portando una mano alla bocca, agli occhi o al naso). Queste goccioline sono troppo pesanti per rimanere sospese nell’aria.

Quali sono i sintomi di COVID-19?

In presenza di sintomi è fondamentale rimanere a casa, limitando il più possibile il contatto anche con i conviventi e consultare il proprio medico di medicina generale (o il pediatra in caso di minori) che valuterà la prescrizione del tampone.

COVID-19 può manifestarsi con sintomi quali febbre, tosse, mal di gola, mal di testa, naso che cola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare; in alcuni casi si presenta ancora in maniera seria e grave (con polmonite, insufficienza respiratoria, sepsi e shock settico, che possono portare anche alla morte). dunque, cadono rapidamente, adagiandosi sul pavimento e sulle superfici. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo che passa tra il contagio e la manifestazione dei sintomi, si stima duri dai 2 agli 11 giorni, fino a un massimo di 14 giorni.

I sintomi più comuni di COVID-19 sono:

  • febbre pari o superiore a 37,5°C e brividi
  • tosse di recente comparsa
  • difficoltà respiratorie
  • perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia)
  • naso che cola
  • mal di gola
  • diarrea (soprattutto nei bambini).

Col prevalere della variante Omicron la maggior parte dei casi clinici sintomatici, si presenta ora come una sindrome febbrile delle alte vie respiratorie e minor coinvolgimento delle basse vie aeree.

In presenza di alcuni segni clinici importanti occorre consultare il medico di medicina generale e valutare insieme l’opportunità di una verifica in ospedale. I segni da non sottovalutare sono:

  • febbre superiore a 37,5 per più di 5 giorni; con particolare attenzione a consultare il proprio medico anche prima dei 5 giorni laddove la temperatura sia superiore a 39
  • dolori respiratori
  • forte stanchezza
  • saturimetria a riposo – ovvero il livello di ossigenazione del sangue – inferiore a 94/93 a riposo.

Diagnosi

Per confermare la diagnosi di COVID-19 è necessario sottoporre il paziente a esami specifici di laboratorio secondo i protocolli “Real Time PCR” per SARS-CoV-2 stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il tampone per il test molecolare

Il test più affidabile per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 è il test molecolare che viene eseguito su un campione delle vie respiratorie prelevato attraverso il cosiddetto tampone.

Il paziente viene sottoposto a un tampone naso/oro-faringeo: un esame rapido, minimamente invasivo e indolore (sebbene il paziente possa avvertire una sensazione di fastidio al momento del contatto del bastoncino con la mucosa del naso e del cavo orale), volto a prelevare con un bastoncino cotonato un campione del muco che riveste le cellule superficiali della mucosa del rinofaringe (la parte superiore del canale della faringe) e dell’orofaringe (la parte della faringe posta dietro al cavo orale). L’analisi del campione permette poi di verificare la presenza del virus e di confermare o escludere una diagnosi di infezione.

Con un ruolo complementare a quello del tampone, anche la TAC può fornire informazioni molto importanti per individuare nelle fasi iniziali questi pazienti. Una TAC senza mezzo di contrasto ed eseguita con tecnica tradizionale è in grado di cogliere i segni polmonari della malattia in fase precoce e fornisce informazioni altamente specifiche per il coronavirus perché i segni presenti in TAC sono ben identificabili.

I test rapidi antigenici

I test rapidi antigenici ricercano le proteine superficiali del virus (antigeni) e non il genoma virale (come accade invece con il test molecolare).

Il campione viene raccolto attraverso un tampone naso-faringeo e i tempi di risposta sono molto brevi (circa 15-30 minuti, mentre per il test molecolare servono circa 24-48 ore). La sensibilità e la specificità del test rapido sembrano inferiori rispetto a quelle del test molecolare; pertanto, chi risulta positivo al test rapido dovrebbe poi sottoporsi al test molecolare per veder confermata la diagnosi di infezione ed escludere si sia trattato di un cosiddetto falso-positivo.

Il test rapido ha una valida applicazione nel campo dello screening, ma non può essere considerato un test diagnostico in ambito clinico perché presenta dei limiti importanti: è possibile, infatti, che si ottengano dei “falsi negativi” e che dunque pazienti che risultino negativi al test siano in realtà positivi.

Il test sierologico

I test sierologici si basano sull’analisi del sangue del paziente: possono essere rapidi (è sufficiente una goccia di sangue) o quantitativi (occorre un prelievo di sangue).

I test sierologici qualitativi rapidi consentono di scoprire se il paziente è entrato in contatto con il virus e il suo sistema immunitario ha pertanto prodotto anticorpi di risposta. I test sierologici quantitativi invece consentono un dosaggio specifico degli anticorpi prodotti.

Gli anticorpi coinvolti sono le immunoglobuline IgM (le prime a essere prodotte in caso di infezione) e IgG (succedono alle IgM quando il livello delle prime scende). Se nel campione di sangue vengono rilevate le IgG significa che l’infezione è avvenuta in passato. A oggi non è ancora chiaro se un soggetto con anticorpi IgG sia immune.

Il test sierologico, dunque, evidenzia la presenza di anticorpi contro il virus e indica l’eventuale avvenuta esposizione a SARS-CoV-2; la positività è tardiva e quindi non è un test indicato per rilevare un’infezione in corso. Pertanto, non può sostituire il test molecolare (il tampone) per verificare o meno la positività di un soggetto. Questo tipo di test può essere utile in campo epidemiologico per stimare la diffusione dell’infezione all’interno di una comunità.

Trattamenti

Ci sono stati enormi progressi nello sviluppare trattamenti per il covid-19.La terapia per il COVID-19 dovrebbe essere personalizzata e concordata tra paziente ed operatore sanitario. La scelta terapeutica dipenderà dalla gravità della malattia ed il suo rischio di progressione in base alle malattie sottostanti. L’OMS acclude una lista di terapie consigliate, assieme alle evidenze scientifiche per ciascuna ottenibile online.

Queste includono attualmente:

  • Per le forme non severe: nirmatrelvir-ritonavir; molnupiravir; remdesivir
  • Per le severe: corticosteroidi (incluso il desametasone); IL-6 receptor bloccanti (tocilizumab or sarilumab); baricitinib; remdesivir

Al di là di questi, tra i trattamenti più comuni l’OMS stressa l’ossigenoterapia per I pazienti severi che dovrà essere accessibile in tutto il mondo.

Al di là di questi, tra i trattamenti più comuni l’OMS stressa l’ossigenoterapia per I pazienti severi che dovrà essere accessibile in tutto il mondo.

Gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali . Devono essere usati solo in caso di sovra infezioni.

Come si previene il COVID-19?

La prevenzione di COVID-19 è possibile attraverso l’adozione di alcune norme:

  • Starnutire e tossire in un fazzoletto o coprendo bocca e naso con l’incavo del gomito.
  • Buttare via i fazzoletti di carta utilizzati immediatamente dopo l’uso.
  • Lavare le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 20 secondi (o con disinfettante per mani a base di alcol al 60%) e in ogni caso sempre dopo aver starnutito, tossito o soffiato il naso.
  • Evitare di toccare bocca, naso e occhi.
  • Disinfettare le superfici e gli oggetti che si usano di frequente (smartphone, computer, auricolari) con disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina).
  • Mantenere almeno un metro di distanza dalle altre persone, evitare strette di mano e altri contatti ravvicinati ed evitare ogni forma di assembramento.
  • Usare la mascherina al chiuso e all’aperto.

Lo stato dell’arte oggi

Globalmente alle 12:37a.m. CEST, 26 April 2023, si contano nel mondo 764.474.387  casi confermati di COVID-19 (Italia 25.765.000), con 6.915.286 morti (Italia 189.500).

Al  24 aprile 2023,  13.342.550.736 dosi vaccinali sono state somministrate nel mondo. L’Italia (oltre 150.000.000 di dosi somministrate) si trova in una posizione assai lusinghiera tra tutti i paesi al mondo, sia come dosi vaccinali somministrate (3 dosi) ed ancora di più per dosi di richiamo (booster).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità in data 05 maggio 2023, ha dichiarato la fine della pandemia.

Anche se nelle ultime settimane sono morte 14 mila persone a causa del Covid e in alcuni Paesi come l’India si sta registrando un rialzo dei contagi, la diffusa immunità ibrida raggiunta a livello globale fa ben sperare. In Italia, secondo il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi 30 giorni sono stati registrati 87.733 contagi (età media 56 anni) con un totale di 440 decessi. Oltre il 60% dei contagi interessa over 50. Per fare un confronto con il 2022, nel solo mese di aprile i decessi furono oltre 4.000. Immunità ibrida, antivirali e l’assenza di nuovi ceppi diversi da Omicron fa ben sperare.

Negli ultimi mesi, infatti, i decessi per Covid-19 sono i più bassi di sempre e anche le infezioni sono crollate, sebbene il monitoraggio sia sempre più complesso a causa del fatto che molte persone si affidano ai test rapidi a domicilio, non tracciati. Siamo dunque alla fine della pandemia o dobbiamo attenderci nuove varianti per l’estate com’è già capitato negli ultimi due anni? Gli esperti concordano sul fatto che il rischio Covid, in questo momento, è basso e la primavera 2023 sembra diversa da quelle precedenti. La ragione principale di questo miglioramento è che praticamente in Italia e in Europa tutti ormai hanno uno qualche forma di immunità, sia che si tratti di vaccini, di infezione o entrambi. Inoltre, per i pazienti più a rischio sono disponibili farmaci antivirali (come, ad esempio, il Paxlovid) che hanno ridotto il modo significativo il rischio di malattie gravi.

Che cosa succede oggi in Italia negli ospedali? Chi sono i ricoverati?

Si tratta di pazienti che arrivano con altre patologie serie, dove la polmonite da Covid rappresenta l’aggravamento di una situazione già molto compromessa, come del resto lo sarebbe una polmonite provocata da altro patogeno. Da moltissimo non si ricoverano pazienti che hanno bisogno di un ventilatore o pazienti sani, seppur magari obesi o ipertesi. Oggi possiamo affermare davvero che i morti per Covid sono in realtà morti con il Covid.

Da lunedì 1/5/2023 l’Italia entrerà nella fase post Covid e verranno cancellate le ultime restrizioni che hanno caratterizzato i tre anni di pandemia. Dal primo maggio stop all’obbligo di mascherine nelle strutture sanitarie, stop ai tamponi per ricoverati. Verrà mantenuto l’obbligo di indossare mascherine per operatori sanitari e visitatori nei reparti con pazienti ad alto rischio come terapie intensive, malattie infettive e residenze sanitarie per anziani (Rsa). Ma i più fragili andranno sempre protetti. La vaccinazione resterà importante per anziani  e  fragili  , ma ci stiamo avvicinando ad una fase endemica o post pandemica (Palù pres. AIFA) ;  il virus circolerà con numeri costanti e variazioni stagionali.  Però non spariranno totalmente i casi  gravi e i decessi.

Le vaccinazioni
Per quanto riguarda le vaccinazioni, in teoria la campagna di immunizzazione continua. Nella pratica però la richiesta di dosi è quasi svanita. Chiusi tutti i centri vaccinali, gli ospedali somministrano gli anti Covid su domanda. In autunno ci sarà una campagna vaccinale per fragili ed anziani: alla popolazione verrà proposta la vaccinazione antinfluenzale assieme a quella anti Covid ma è essenziale che fin d’ora, chi fa parte delle categorie a rischio di infezione grave, si sottoponga a un richiamo bivalente se sono trascorsi più di sei mesi dall’ultime dose o infezione.

Il “brodo” di varianti

Per quanto riguarda le vaccinazioni, in teoria la campagna di immunizzazione continua. Nella pratica però la richiesta di dosi è quasi svanita. Chiusi tutti i centri vaccinali, gli ospedali somministrano gli anti Covid su domanda. In autunno ci sarà una campagna vaccinale per fragili ed anziani: alla popolazione verrà proposta la vaccinazione antinfluenzale assieme a quella anti Covid ma è essenziale che fin d’ora, chi fa parte delle categorie a rischio di infezione grave, si sottoponga a un richiamo bivalente se sono trascorsi più di sei mesi dall’ultime dose o infezione.

Le mascherine

Nonostante le buone notizie e un giusto rilassamento diffuso ci sono ancora piccole precauzioni che gli esperti consigliano per limitare i rischi. Negli ambienti molto affollati come i mezzi pubblici è raccomandabile utilizzare ancora la mascherina in ospedale in pronto soccorso, in terapia intensiva e nelle bolle con pazienti Covid ,ma anche a bordo di un aereo o di un treno affollato. La mascherina andrebbe sdoganata e indossata sempre quando si accusano sintomi da raffreddamento, come avviene nei paesi asiatici. In presenza di persone fragili la mascherina va indossata perché sono loro a rischiare di più e vanno protette.

Che cosa ci si aspetta

Gli esperti avvertono che tuttavia è sempre possibile che emerga una nuova variante diversa da Omicron che possa ancora una volta far partire un’altra forte ondata, ma per fortuna,  tutte le sotto varianti emerse finora derivano da Omicron. In genere dopo una primavera tranquilla si accende una ripresa estiva anche perché molto probabilmente nella stagione più calda, almeno le persone che vivono in città torride, trascorrono tempo al chiuso con l’aria condizionata accesa. In primavera invece è piacevole stare in ufficio con le finestre aperte. E in inverno Covid e influenza si contenderanno la variante più aggressiva. È molto probabile che questa sarà la nostra normalità, con momenti i cui si registrerà un aumento dei contagi. Ma la malattia sarà ormai endemica: in Italia e non solo abbiamo una diffusa immunità ibrida, con il Covid, che continuerà a circolare, stiamo già convivendo da tempo. Dovremo però sempre continuare a proteggere le persone più fragili (2).

Riferimenti

  • (1) Senza respiro David Quammen ed. Adelphi ottobre 2022
  • (2) 28/4/23 Corriere della sera, Cristina Marrone

Il post-COVID oggi

Questo articolo continua nella pagina dedicata al post-COVID

Il punto di riferimento in Italia per le malattie respiratorie

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